Benvenuti nel mondo di "Quota 2000"

Ciao!!!

Mi chiamo Giovanni Mazzanti, Giò per gli amici. Sono l'autore del libro "QUOTA 2000 - Escursioni sulle dieci più alte vette dell’Appennino Tosco-Emiliano tra natura, storia e ricordi ".

Un libro che vi ha guidato alla scoperta delle bellezze dell'alto Appennino Tosco-Emiliano.

E' una terra meravigliosa, che sa sempre stupire e incantare chi è disposto a visitarla con amore e rispetto.

In questo sito ci sono tutte le informazioni sul libro "QUOTA 2000".

E' una specie di "curriculum vitae": per suggerimenti e contatti, scrivetemi all'indirizzo e-mail mazzanti.giovanni@gmail.com.

Ma visto che ormai il libro è esaurito... voglio allargare gli orizzonti e far diventare questo sito il diario delle mie escursioni più recenti in Appennino e sulle Alpi.
Per condividere con chi ama la montagna le emozioni sempre nuove che sa regalare...

Buon divertimento e... ci vediamo sul crinale!
P.S.: IL SITO HA SUPERATO ANCHE QUOTA 23000 VISITE!!!!
Ventitremila grazie a tutti i visitatori, anche se - come sempre - non per questo il nome del sito cambierà...

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Subito sotto a questa sezione introduttiva, trovate "UN VIDEO dalla MONTAGNA". Immagini girate sulle nostre montagne che hanno lo scopo di far conoscere e promuovere turisticamente l'Appennino Tosco-Emiliano e le Alpi.

Dopo un lungo silenzio, e dopo la Ferrata del Monte Contrario, eccovi la piccola impresa compiuta con l'amico Massimo Salicini il 29-30/09/2014: salita al Breithorn Occidentale (4165 m) da Cervinia (2050 m) con pernotto al Rifugio Guide del Cervino alla Testa Grigia (3480 m). Potremmo definirla in breve: "più forti della sfiga"....
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Subito dopo "UN VIDEO dalla MONTAGNA", eccovi la rubrica musicale "MUSICA e MONTAGNA" per unire idealmente montagna e musica: un video musicale fra i miei preferiti. Anche voi potete proporre video-musicali scrivendo all'indirizzo e-mail mazzanti.giovanni@gmail.com

Godetevi ora il video "artigianale" girato dal sottoscritto al Concerto di Ligabue, Stadio Dall'Ara di Bologna, 13/09/2014. Io e la mia "piccola-grande cucciola" ci siamo divertiti alla grande con la musica del Liga.
Buona musica, dunque, e Buona Montagna!
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giovedì 29 dicembre 2011

LA MONTAGNA HA SEMPRE RAGIONE

La montagna ha sempre qualcosa da insegnarci e soprattutto... ha sempre ragione.
E non sa assolutamente che la conosciamo come le nostre tasche, che siamo ottimamente attrezzati, che sappiamo come muoverci, etc. etc.
Ultima riprova l'escursione fatta il 26 dicembre 2011, giorno di Santo Stefano, con mio cognato Stefano - appunto... - allo Scaffaiolo. Sì, proprio il caro vecchio Lago Scaffaiolo, meta e tema di tante mie escursioni e post dalle pagine web di questo stesso blog. Eppure lo Scaffaiolo, a noi che "lo conosciamo come le nostre tasche, che siamo ottimamente attrezzati, che sappiamo come muoverci, etc. etc" ha insegnato ancora qualcosa...
Siamo partiti per smaltire tortellini, cappone e panettone con una bella sgambata facile facile "giocando in casa" nell'alta Val Dardagna. Sapevamo che avremmo trovato la neve, ma che ce ne sarebbe stata poca. Dalle previsioni meteo, sapevamo che il tempo sarebbe stato buono, a parte qualche velatura, ma che ci sarebbe stato vento: una trentina di km all'ora, con raffiche oltre i quaranta km/ora.
Dunque ci aspettavamo che il vento avrebbe potuto accumulare la pur scarsa neve da qualche parte - e per questo ci siamo portati appresso le ciaspole - e avrebbe potuto levigarla e indurirla fino a farla diventare vetrato da qualche altra parte - e per questo ci siamo portati appresso ramponi e piccozza.
E abbiamo fatto bene: infatti nella parte bassa del catino della Val di Gorgo il vento aveva accumulato sul sentiero CAI 333 delle quantità di neve non trascurabili, che in alcuni punti ci facevano sprofondare fin oltre il ginocchio. Mentre sul crinale, il vento gelido aveva levigato la poca neve creando lastre durissime e perfino alcune chiazze di vetrato, che facevano tutt'uno con la brughiera di mirtillo e di erba cervina.
Ma il vento... quello, per quanto sapessimo che ci sarebbe stato, non avevamo previsto realmente quali conseguenze avrebbe comportato.
Così l'ultimo tratto della salita verso il Rifugio Duca degli Abruzzi si è fatto davvero faticoso.
E il successivo tratto dallo Scaffaiolo al Passo Tre Termini è stato davvero problematico, sotto le sferzate del gelido vento da Nord Est, tra uno sprofondare negli accumuli di neve ventata e un arrancare sulle lastre di ghiaccio: avremmo dovuto continuamente alternare ramponi e ciaspole!
Poi ai Tre Termini, sotto un cielo grigio plumbeo per le "velature" molto più consistenti del previsto, ecco il culmine del vento: raffiche oltre 100 km all'ora, che mi hanno dato la netta sensazione di potere sollevare e sbattere giù in Toscana, tra Cutigliano e Lizzano Pistoiese, i miei ottantun chili di simpatia (senza considerare zaino, vestimenti e attrezzatura )...
Ne è seguita l'inevitabile decisione: niente traversata di crinale fino allo Strofinatoio e - magari - alla croce del Corno: molto meglio tornare sui nostri passi, calzare le ciaspole e goderci la discesa "free style" tra prati e boschi fino al parcheggio delle Polle.
Decisione quantomai saggia, confermata anche dalla notizia che proprio in quei momenti una escursionista avventuratasi sui Balzi dell'Ora se l'era vista davvero brutta e poteva considerarsi una miracolata, essendosela cavata dopo un balzo di più di 200 metri con qualche frattura ed escoriazione.
Eh sì, la montagna ha sempre ragione e ha sempre qualcosa da farci imparare...
A proposito di cose da imparare, chi sa dirmi cos'è il vortice di ghiaccio che ho fotografato sulla superficie congelata del Lago Scaffaiolo? Ce n'erano anche altri due o tre.
Alieni?
Presenze inquietanti?
Tentativi di trivellazione del ghiaccio per pescare pesci surgelati?
Sorgenti subacquee?
I segni delle piroette fatte dal "pattinatore" del Soccorso Alpino che abbiamo incontrato al Duca degli Abruzzi?
O che altro?

Giovanni Mazzanti

mercoledì 7 dicembre 2011

IL LAGO D'AUTUNNO...



Finalmente riesco a "postare" una breve descrizione del bel giro che abbiamo fatto io e mia figlia Silvia a fine ottobre (!!) al Lago Scaffaiolo e dintorni.
Partiti nel primo pomeriggio di sabato 29 ottobre dalle Polle, ci siamo incamminati in direzione del Passo del Lupo, tra abetaie e faggete silenti ed incantate, avvolte nei loro magici colori autunnali. Il tempo era mite e splendido, non tirava una bava di vento. E in giro, noi e pochi altri amanti delle cose belle...
La nostra passione di escursionisti è stata subito premiata: nella ripida faggeta in prossimità del Passo del Lupo - nomen omen - abbiamo sentito uno scalpiccio sulle foglie secche. Ci siamo girati in direzione del rumore: pensavamo fossero caprioli. E invece abbiamo visto due ombre grigie correre 30-40 metri sopra di noi, furtive e silenziose: gambe sottili e lunghe, musi appuntiti, la lunga coda vaporosa. Due lupi!
Raggiunto il Passo ancora in preda all'emozione, abbiamo risalito la potente dorsale che divide la Val Dardagna dalla Valle di Ospitale. Usciti dal bosco nei pressi del Cinghio Sermidiano, proseguendo lungo l'esile crinale dal profilo ad "esponenziale crescente", abbiamo guadagnato non senza fatica la vetta dello Spigolino.
Giunti in vetta, ci siamo goduti il panorama incantevole: cielo sereno e terso, foschia verso la pianura Padana, foschia anche verso la Toscana, ma un riflesso lucente ci ha rivelato la superficie del Mar Tirreno.
Seguendo lo spartiacque appenninico, tra prati, carline e cippi confinari, siamo piacevolmente giunti sulle rive del Lago Scaffaiolo, placido, immoto e incantevole come sempre.
Dopo un tramonto mozzafiato, abbiamo cenato ottimamente e pernottato piacevolmente al Rifugio Duca degli Abruzzi, dove mia figlia ha potuto coronare il sogno di dormire in rifugio, e ha pure festeggiato Halloween intagliando una bella zucca con i simpaticissimi figli dei gestori.
Siamo ripartiti il mattino successivo baciati dal sole, con una coltre di nebbia bianca e vaporosa ai nostri piedi stesa a ricoprire il medio e basso Appennino Emiliano fino alla pianura. Senza un filo di vento, abbiamo percorso lo stupendo crinale dallo Scaffaiolo al Passo dello Strofinatoio, dissetandoci alla fonte del Cornaccio.
Poi abbiamo rimontato Punta Giorgina e siamo arrivati in vetta al Corno alle Scale, fermandoci sotto alla croce di Punta Sofia per uno spuntino. Dalla vetta abbiamo come al solito scattato tante foto e, comodamente seduti, abbiamo anche potuto ammirare i balzi eleganti di una coppia di caprioli che scendevano a rotta di collo lungo la pista da sci "Direttissima".
Quindi, forse per emulare i caprioli, ci siamo lanciati - si fa per dire: con grande prudenza!!! - giù per la ripida discesa dei Balzi dell'Ora, dove Silvia ha dato il meglio di sè, seguendomi con cautela e attenzione, ma senza la minima esitazione anche nei passaggi più impegnativi.
Dal Passo del Vallone siamo risaliti fino alla Nuda, dove abbiamo pranzato, sotto un sole caldo e ancora nella più totale assenza di vento.
Dalla Nuda siamo scesi all'incantevole Valle del Silenzio, nel grande circo wurmiano del Cavone. Poi sempre più giù, lungo il Rio Piano, seguendone i meandri e poi le cascate, fino al Lago e al Rifugio del Cavone.
Scortati da un'insolita mandria di muli, siamo infine arrivati al parcheggio delle Polle, salendo in auto e tornando a casa secondo il più classico degli adagi: "stanchi, ma felici".

Giovanni Mazzanti

venerdì 28 ottobre 2011

IL GIORNO DEL CIVETTA

Alla fine dello scorso settembre io e l'amico Federico Tais ci siamo "caricati la molla" a vicenda per un'ultima "due giorni" in Dolomiti e abbiamo scelto il Monte Civetta come obiettivo.
Stretti entrambi tra un mare di impegni, abbiamo avuto solo un giorno e mezzo di tempo infrasettimanale disponibile, che non ci ha permesso di salire in vetta, ma ci ha comunque dato modo di compiere un bellissimo giro ad anello ai piedi dei 3220 metri di quota di questo gigante dolomitico.
Partiti a mezzogiorno e mezza da Palafavera (1500 m) abbiamo raggiunto agevolmente il bel rifugio Coldai (2150 m) e traversando a mezza costa siamo passati in silenzio quasi riverente sotto le guglie sempre più maestose e spettacolari che salgono verso la cima: Torre di Alleghe, Torre Coldai, Pan di Zucchero, Punta Tissi, fino a circa 2400 m di quota.
Arrivati al bivio per il Rifugio Torrani alle quattro e mezza del pomeriggio, abbiamo constatato a malincuore che era troppo tardi per mettere a repentaglio la nostra bella giornata avventurandoci lungo la via normale verso il rifugio, e abbiamo completato l'anello scendendo verso i boschi e le
sorgenti del torrente Maè fino Pecol, e da qui all'imbrunire siamo ritornati a Palafavera.

Abbiamo pernottato al bell'Albergo al Passo Staulanza, concedendoci una cena eccellente a base di spaetzle tricolori, polenta capriolo e funghi e torta Sacher, il tutto innaffiato da un'ottima Weiss Bier.
L'indomani senza fretta abbiamo fatto la classica traversata sotto il Monte Pelmo, fino al Rifugio Punta Trieste.
Poi, visto che il tempo passava inesorabile e dovevamo tornare alla Grande Mela (anzi, Grande Lasagna...) entro le 18, abbiamo riguadagnato la macchina e siamo saliti al sempre stupendo passo Giau, dove abbiamo pranzato velocemente al sacco.
Dal passo, i tornanti fra prati e boschi ci hanno scodellato nella conca di Cortina D'Ampezzo, segnando l'inesorabile e definitivo ritorno alla civiltà e alle sue "brutture", specie edilizie...
Della serie "breve ma intenso"!


Giovanni Mazzanti

giovedì 29 settembre 2011

LAGO SANTO: SECONDA PUNTATA, SETTEMBRE 2011...

E dopo il sopralluogo (vedi Lago Santo: prima puntata, maggio 2011), ecco la seconda puntata del tormentone Lago Santo Modenese: l'escursione vera e propria, organizzata dagli ONC-TAM dell'Emilia-Romagna, che doveva appunto andare in onda il 4 settembre 2011 con la guida di Antonella (ONC del CAI di Castelfranco Emilia), Lucia (ONC del CAI Bologna) , Giovanna (TAM del CAI di Sassuolo),  e del sottoscritto, con una dozzina di partecipanti, tra i quali mio cognato Davide, suo figlio Sasha e mia figlia Silvia.
Purtroppo anche stavolta abbiamo centrato, con la consueta maestria, la solita perturbazione sporadica incastonata tra settimane di caldo e bel tempo - che perdurano tuttora...
Le previsioni erano pessime e non lasciavano speranza: quindi di concerto con Antonella, Lucia e Giovanna  abbiamo pensato di annullare l'escursione e rimandarla a tempi migliori.
Però i due pargoli, di dieci e dodici anni, pieni di energie e carichi di entusiasmo, avevano una voglia matta di andare comunque. E noi papà abbiamo ceduto e ci siamo avviati verso il Lago Santo. Obiettivo: il Monte Rondinaio.
Arrivati al parcheggio vicino al lago, il tempo era nuvoloso, ma non terribile. Addirittura qualche spira di sole faceva capolino di tanto in tanto fra i monti. Attrezzati di tutto punto siamo in breve arrivati al sempre bellissimo Lago Baccio - per il vero insolitamente "ristretto" per la siccità e l'espansione estiva dei canneti - dove qualche goccia di pioggia ci ha indotto a indossare in un lampo impermeabili e pantavento.
Subito la pioggerella è cessata, e abbiamo proseguito, raggiungendo l'aereo crinale tra Rondinaio Lombardo e Finestra del Rondinaio, che ci ha regalato la vista dell'incantevole Lago Turchino e del placido rio che disegna ampi meandri nel pianoro adiacente.
Poi la situazione è precipitata di colpo: dal versante toscano è salito un nuvolone nero come la notte, che ci ha raggiunto alla Finestra del Rondinaio scaricandoci addosso una tonnellata di pioggia fittissima e fragorosa, che ha in parte vanificato tutti i nostri strati di copertura.
Abbiamo allora optato per il piano B: niente Rondinaio, ma fuga al Lago Turchino, dove ci siamo riparati sotto le mini-tettoie del grazioso rifugio adiacente.
E discesa verso valle, dove almeno abbiamo scattato varie foto alla rara Rana Temporaria, che si degna di mostrarsi solo in giornate particolarmente umide. Appunto....

Alla prossima
Giovanni Mazzanti

lunedì 5 settembre 2011

LAGO SANTO: PRIMA PUNTATA, MAGGIO 2011...

Il Lago Santo Modenese e i suoi splendidi dintorni dovevano essere oggetto - in data 4 settembre 2011 - di una escursione organizzata dagli ONC-TAM dell'Emilia Romagna.
Per questo, l'ormai lontano 27 maggio scorso, dopo aver lungamente cercato una data che andasse bene a tutti, siamo andati in perlustrazione il sottoscritto - in veste di rappresentante seppur indegno del Gruppo Escursionismo del CAI Bologna - Antonella (ONC) e Lucia (ONC). Abbiamo colto, con ineffabile maestria, dopo settimane di caldo e bel tempo, una perturbazione sporadica che ci ha dispensato a dire il vero solo qualche goccia, ma ci ha privato della vista dei panorami, con una nebbia fittissima, e ci ha sottoposto a un vento violentissimo per tutto il tragitto di crinale.
Comunque siamo tornati soddisfatti a valle per aver verificato la fattibilità e i limiti dell’escursione.
Ci rivediamo a settembre – ci siamo detti – certi che il pedaggio pagato alla sorte meteorologica ci garantisse il bel tempo per l’escursione vera e propria.
Sarà proprio andata così?

Il seguito alla prossima puntata….

Giovanni Mazzanti

sabato 11 giugno 2011

IN RIVA ALLO SCAFFAIOLO

Finalmente ho un po' di tempo per parlare della bella domenica trascorsa a fine maggio in riva allo Scaffaiolo e nei dintorni.
Profittando della bella giornata sono riuscito a portare la mia famiglia al lago. Partendo dalle Polle e seguendo la comoda strada sterrata siamo usciti dalla grande faggeta e abbiamo scorrazzato tra i prati inondati di fiori, sugli ultimissimi nevai, lungo i ruscelli che confluiscono alla Briglia delle Malghe per formare il Dardagna.
Risalendo lo sterrato su su fino a raggiungere il Rifugio Duca degli Abruzzi, ci siamo poi goduti la pace e il sole dell'alta montagna.
Il tempo per una bella polenta (al cinghiale il sottoscritto, ai funghi e al ragu' mia moglie e le mie figlie) e poi siamo tornati all'aria aperta per compiere il classico "periplo" del lago.
Abbiamo anche avuto ieri il piacere di conoscere Maria Luisa Rebecchi, Presidente della Sezione CAI di Carpi, alla guida di un gruppone di 29 cai..ni Carpigiani (vedi foto), partiti addirittura da Maresca (PT) e diretti a Cutigliano.
Maria  mi ha detto che al CAI di Carpi c'è una copia di Quota 2000 e mi ha fatto i complimenti per tutto quello che faccio - a suo parere - per far conoscere e apprezzare il nostro Appennino. Devo dire che sono proprio questi complimenti inattesi e
ricevuti "sul campo" da chi ama e conosce la montagna quelli che mi danno più soddisfazione...
Quindi sono riuscito a convincere la recalcitrante consorte a proseguire lungo il crinale fino al Passo dello Strofinatoio, sempre con un tempo spettacolare e l'unico fastidio di un vento teso e freddo da nord-est.
Da qui siamo scesi al rifugio Sasseto, dove ci siamo concessi una bella merenda.
Poi via verso valle e - con poca voglia... - il ritorno a casa.

Questa volta, delle subitanee tempeste che si scatenerebbero appena si getta un sasso nel lago, neanche l'ombra. E sì che di sassi ne abbiamo tirati tanti...

Giovanni Mazzanti

martedì 10 maggio 2011

AVVENTURA ALL'ACQUA CHETA

"Venerdì 22 aprile siamo andati insieme a Cesare, un amico di papà, a pescare sul torrente Acqua Cheta perché risalendo il torrente si arriva alle cascate dell’Acqua Cheta.
 Appena arrivati abbiamo iniziato a risalire il torrente attraverso il sentiero e poi quando siamo scesi nel torrente ho visto una salamandra; intanto Cesare stava pescando ma non ha preso niente e abbiamo capito che c’era qualcuno davanti a noi…
Abbiamo poi trovato delle ossa di capriolo e Cesare ci ha detto che i lupi sono molto affamati e spesso li uccidono….
Poi siamo ripartiti e abbiamo visto uno spettacolo da mozzafiato: una cascata con sotto una gigante buca piena d’acqua e ornata da foglie e fiori…
Dopo siamo arrivati alle cascate dell’Acqua Cheta!!
Poi siamo andati sotto un’altra cascata e lì Cesare ha preso un’altra trota e tra un po’ ne prendevo una gigante io.
Dopo siamo tornati indietro e abbiamo preso un po’ di pioggia.
E’ stata davvero un’avventura indimenticabile!!!"

Silvia Mazzanti

giovedì 5 maggio 2011

IL PARADISO ALL'ACQUACHETA

"Come quel fiume c'ha proprio cammino/

prima dal Monte Viso 'nver' levante,/
da la sinistra costa d'Apennino,/
che si chiama Acquacheta suso, avante/
che si divalli giù nel basso letto,/
e a Forlì di quel nome è vacante,/
rimbomba là sovra San Benedetto/
de l'Alpe per cadere ad una scesa/
ove dovea per mille esser recetto;/
così, giù d'una ripa discoscesa,/
trovammo risonar quell'acqua tinta,/
sì che 'n poc'ora avria l'orecchia offesa."/

Così scriveva Dante nella sua Divina Commedia,
(Inferno, Canto XVI, Versi 94-102), descrivendo le spettacolari cascate del torrente Acquacheta "là sovra San Benedetto de l'Alpe". L'Acquacheta è un torrente dell'Appennino Tosco-Romagnolo, che nasce dal Monte Peschiena e unendosi presso San Benedetto in Alpe (FC) col torrente Troncalosso e con il rio Destro dà origine al fiume Montone.
Non è stato però un interesse poetico, ma escursionistico e piscatorio a spingere me, mia figlia Silvia (atletica, intrepida e infaticabile) e l'amico Cesare Biserni a risalire l'Acquacheta fin sopra le cascate, ai "Romiti".
Infatti, dopo tanti anni ho nuovamente tentato la sorte con la pesca alla trota in torrente, seguendo Cesare - grande pescatore di "spinning" - e ogni tanto cimentandomi anch'io in qualche lancio (abbastanza avventato per la verità) nel tentativo di ingannare qualche bella "fario". Ma sfortuna ha voluto che quel giorno - il venerdì di Pasqua - non fossimo soli sull'Acquacheta: ci avevano preceduto ben in sette, come abbiamo scoperto risalendo e raggiungendo mano a mano gli altri pescatori più mattinieri di noi. E così soltanto Cesare, ricorrendo a tutta la sua abilità piscatoria, è riuscito a salpare un paio di fario poco sotto la misura.
Ne è comunque valsa la pena. L'ambiente naturale è incantevole. E lo spettacolo finale delle cascate è grandioso e fantastico. L'ennesima meraviglia di
questo appennino Tosco-Emiliano che non finisce mai di stupire.

Giovanni Mazzanti


sabato 9 aprile 2011

CHARAMAIO en Val Mairo - (Nevica in Val Maira)

“Anche fosse la più inospitale tra le terre, quella che per prima ha visto aprire i nostri occhi ci apparirà la più bella ed accogliente, quella a cui ci sentiremo per sempre legati ed eternamente riconoscenti. Mi sentivo in debito e questo amore viscerale per il mio paese natio, il dolce Pratorotondo nel vallone di Unerzio, unito alla passione d’andar per monti ad oltre cinquant’anni mi ha portato ... a scrivere queste note. Con questo lavoro ho cercato di far conoscere un paradiso, farlo apprezzare senza rumori, esser di stimolo a chi sa gioire per un fiocco di neve, per viver pienamente la Val Maira, in piena libertà e senza ferirla, apprezzandone il delicato isolamento nel fascino dell’abito invernale.”

Non ho potuto non far mie queste parole con le quali Bruno Rosano spiega i motivi che l'hanno indotto a scrivere il suo libro di sci-alpinismo "CHARAMAIO en Val Mairo - (Nevica in Val Maira)".
Infatti - anche se sembra fuori luogo in queste torride giornate di aprile 2011 che l'era dell'effetto serra ci sta "regalando"- ho potuto gustare i paradisi innevati della Val Maira (vallata Occitana nelle Alpi Cozie, in provincia di Cuneo) il fine settimana del 25, 26 e 27 marzo scorsi. Quel fine settimana mi sono aggregato come aiuto-accompagnatore all'ultima uscita del corso di escursionismo invernale del CAI Bologna, su invito del direttore del corso Mauro Pini.
Eravamo una trentina. Partiti il venerdì pomeriggio da Bologna, abbiamo salito e disceso monti e valli in una due-giorni memorabile, con pernottamenti a Frere di Acceglio e a Chialvetta, appunto nel succitato Vallone di Unerzio.
Che giornate spettacolari!
Aiutati da un tempo bellissimo, il sabato siamo saliti da Ponte Maira (1404 m) al Monte Estelletta (2316 m), circa 950 metri di dislivello. E la domenica, sfruttando al millesimo la mattinata - sapevamo che il tempo sarebbe peggiorato nel pomeriggio - da Chialvetta (1494 m) siamo saliti al Bric Cassin (2636 m), più di 1100 metri di dislivello.
Immersi nella neve (fino a più di due metri e mezzo), sprofondati tra le montagne: che cosa potevamo volere di più?

Giovanni Mazzanti

martedì 15 marzo 2011

SEMPRE NEVE NELL'ALTO PARMENSE

Ancora tanta neve nell'alto Parmense!
E' passato un pò di tempo dal 27 febbraio scorso, quando - insieme a Valentina, Emilio e Antonio - ho accompagnato in alta Val Parma i partecipanti al corso di escursionismo invernale organizzato dal CAI Bologna e diretto da Mauro Pini. La meta doveva essere quel Monte Sillara che già un paio d'anni fa, sepolto sotto due metri e passa di neve, avvolto dalle nubi e flagellato da una forte nevicata, ci aveva messo in seria difficoltà, specie per quanto riguarda l'orientamento.
E anche questa volta le cose si sono parzialmente ripetute, almeno all'inizio.
Abbiamo però cambiato meta: visto che le strade per l'alta Val Cedra erano più ostiche, abbiamo ripiegato sull'alta Val Parma e su Lagdei, porta d'accesso al Lago Santo Parmense. Di qui, con più di un metro di neve al suolo, ci siamo incamminati - sempre sotto una fitta nevicata - verso il lago: sembrava una fotocopia di "Sillara 2009". E invece...
Invece la nevicata si è attenuata. La neve era abbondante, ma perfetta per le ciaspole. La nebbia invece sì, quella era la stessa del "Sillara 2009". Così giunti al Lago, anzichè dirigerci alla Sella del Marmagna abbiamo pensato di tornare a Lagdei per una via diversa dalla salita, affrontando pendii che ci hanno consentito di cimentarci con piccozza e ramponi (intesi come strumenti da escursionismo).
Tornati alle auto, la ormai consueta mangiata non si è fatta attendere. Presso la Trattoria Ablondi di Tre Rii (da me subito ribattezzata all'americana in "Three Rivers") ci siamo rimpinzati di salumi - tra i quali ha svettato il classico prosciutto di Parma - e ottimo parmigiano reggiano (che altro, sennò?). Il tutto innaffiato da un lambrusco parmense decisamente più robusto del suo omologo modenese.
E così tutto è finito come sempre in gloria.

Giovanni Mazzanti

venerdì 7 gennaio 2011

MONTE GRANDE A S.STEFANO

Il tempo durante queste feste di Natale e Fine Anno in alto Appennino non è stato particolarmente favorevole alle attività all'aria aperta, e in particolare all'erscursionismo invernale.
Giornate uggiose, cielo spesso coperto o addirittura a visibilità zero, vento tiepido e pioviggine che hanno drasticamente ridotto il manto nevoso, con l'unica conseguenza in qualche modo positiva di ridurre anche quasi ovunque il rischio valanghe.
Per fortuna sono riuscito a ritagliarmi uno spazio per ciaspolare tra tortellini e panettoni il giorno di Santo Stefano, quando ho festeggiato l'onomastico del cognato "omonimo" con una sgambata da Rio Rì a Monte Grande nel Parco Regionale del Corno alle Scale.
Sotto una nevicata abbondante e incessante abbiamo risalito la mulattiera nel folto della grande abetaia che si distente sulle pareti settentrionali del Monte La Nuda fino alla Sboccata dei Bagnadori. Qui abbiamo rimontato il fianco sud del Monte Grande nella bella faggeta seguendo il sentiero 125 - ottimamente segnato, complimenti agli amici del CAI Alto Appennino Bolognese! - e abbiamo raggiunto la quota 1531 m della vetta: altitudine modesta invero, ma nobilitata da una bufera di neve e vento da alta montagna.
In discesa ci siamo riportati ai Bagnadori e visto che avevamo ancora tempo, gamba e fiato, ci siamo concessi la traversata dalla Sboccata a Madonna dell'Acero, dove finalmente abbiamo calzato le ciaspole. Il percorso ci ha anche regalato la magia di una doppia cascata nel paesaggio invernale, sotto la perdurante nevicata che ha ricostituito il manto nevoso scioltosi quasi ovunque nei giorni precedenti a causa del clima inopinatamente mite e piovigginoso. Da Madonna dell'Acero siamo ritornati a Rio Rì lungo la strada, ormai completamente imbiancata.
Anche se la visibilità e il tempo erano pessimi, ci siamo potuti gustare tutta la magia di camminare nei grandi boschi di faggio e abete bianco, nel silenzio e nella quiete più assoluti. E questo - va detto - grazie alla scelta di un itinerario agevole e privo di punti pericolosi, alla condotta attenta e prudente mantenuta costantemente durante il cammino (più volte siamo stati in dubbio sul prosieguo del sentiero, ma ci siamo tenuti in prossimità dell'ultimo segno visibile cercando con cura il successivo...) e alle buone performances della nostra ormai collaudata attrezzatura. Tutti questi sono elementi indispensabili per potersi concedere un'escursione invernale piacevole e senza rischi anche se il tempo è pessimo. Altrimenti, conviene starsene a casa al calduccio...

Giovanni Mazzanti

Gio, Danilo, Mauro, Rita, Sara sul M.Sirente (2348 m, Abruzzo) 17.05.2015

Con Mauro Pini e 2 m di neve nella Valle del Silenzio (6/3/2015)

UN VIDEO dalla MONTAGNA: Giò e Max. Salicini sul Breithorn Occidentale (4165 m) 28/09/2014

Musica e Montagna: "LIGABUE"Mondovisione Tour - 13/09/2014, Stadio Dall'Ara, Bologna

Quota 2000 in TV!!!! Da è-TG-BOLOGNA del 15 luglio 2010...

VIDEO-TRIBUTO ALL'APPENNINO (by Mauro Penza and the staff of regione Emilia Romagna)